La persistente acqua alta presso la Riserva Naturale Torbiere di Marcaria, ha costretto molti animali terrestri ad abbandonare l’area, o a rifugiarsi sulle chiome alte degli alberi, ma non solo. Il capanno e la torretta di osservazione, ergendosi dalle zone allagate, hanno funzionato come arche di Noè per molta fauna minore; micro-mammiferi, lucertole, formiche e altri insetti non volanti hanno trovato rifugio anche su tali strutture della riserva.
Con grande stupore il fotografo naturalista Livio Zappella, durante un appostamento fotografico all’interno del capanno di osservazione, si è trovato in compagnia di una specie generalmente poco visibile, perché attiva normalmente nelle ore notturne e crepuscolari e di solito presente nel folto della vegetazione: il Moscardino (Muscardinus avellanarius), un piccolo e simpatico roditore della famiglia dei Gliridae, la stessa famiglia a cui appartiene il ghiro.
Il piccolo individuo, fulvo aranciato di lunghezza variabile tra i 6 e i 9 cm con coda pelosa di 6-7 cm, occhi grandi e sporgenti del peso tra i 15-40 g, ha utilizzato le travi del sottotetto del capanno come rifugio, e si è mostrato confidente, così come è generalmente nella sua indole.
La specie, già rinvenuta in passato in riserva, è legata in prevalenza ad ambienti ecotonali, come siepi, margini dei boschi, ma anche paludi. Il moscardino è un agile arrampicatore che si nutre di frutta selvatica e coltivata, come nocciole (il suo nome scientifico deriva appunto da quello del nocciolo: Corylus avellana), noci, ghiande, more, ma anche fiori, germogli e occasionalmente insetti, uova e nidiacei. Dopo le scorribande notturne alla ricerca del cibo, si rifugia nel suo nido sferico a livello del suolo dove dorme raggomitolato durante il giorno. Durante il periodo invernale cade in letargo, generalmente in un nido sferico, ma anche in un giaciglio approntato in una cavità naturale, a volte anche in nidi artificiali per uccelli.