MARIO TOLEDO
Il presente studio ha lo scopo di fornire un inquadramento faunistico sull'entomofauna acquatica di tre importanti località inserite nell'ambito del Parco Oglio Sud: la Torbiera di Marcaria e le lanche di Runate e di Gerra Gavazzi. In aggiunta, nel corso di questo studio, un campionamento è stato effettuato anche presso la lanca di S. Alberto, sempre nel territorio del Parco stesso.
Gli insetti oggetto di questo studio sono Coleotteri acquatici, appartenenti ad un complesso di famiglie molto vicine filogeneticamente (Haliplidae, Noteridae, Dytiscidae) e solitamente raggruppate sotto il nome di "Hydradephaga" nome che, comunque, non ha valore sistematico.
Il primo contributo alla conoscenza dei Coleotteri Hydradephaga delle lanche del fiume Oglio -ora comprese rispettivamente nei territori dei Parchi Regionali Oglio Nord e Oglio Sud- è il lavoro di Mazzoldi (1986), nel quale viene trattata ampiamente, tra gli altri biotopi, la Torbiera di Marcaria, mentre sia la lanca di Runate che quella di Gerra Gavazzi non risultano oggetto di indagine.
Le finalità proposte in questo periodo di ricerche prevedono:
Per Hydroadephaga s'intende un gruppo di famiglie di Coleotteri del sottordine Adephaga, a vita prevalentemente acquatica, rappresentato, nel nostro Paese, dalle famiglie Haliplidae, Hygrobiidae, Noteridae, Dytiscidae e Gyrinidae. I membri di queste famiglie sono tutti (ad eccezione degli Haliplidae, che integrano la loro dieta anche con parti vegetali) esclusivamente carnivori predatori e/o necrofagi. I membri di queste famiglie di coleotteri svolgono le loro attività nuotando attivamente in immersione; fanno eccezione solo le specie della fam. Gyrinidae (famiglia non ritrovata negli ambienti in esame), i cui adulti sono estremamente adattati a vivere scivolando velocemente sul pelo dell'acqua, dove si nutrono prevalentemente dei numerosi insetti che vi cadono incidentalmente. Qualsiasi ambiente acquatico, potenzialmente, possiede la sua, seppur minima, cenosi ad Idroadefagi, ad eccezione del mare e dei grandi laghi e fiumi con acque profonde e rive ripide. La capacità di dispersione di questi coleotteri è potenzialmente buona, data la capacità che gli adulti di molte specie hanno di volare ed alcune, in effetti, sono formidabili colonizzatrici di ambienti temporanei ed instabili. Ciononostante è stato dimostrato più volte che la maggioranza delle specie tende a spostarsi poco in volo, soprattutto se le condizioni dell' habitat in cui vivono permangono ottimali. Sono state osservate anche popolazioni di specie, normalmente alate, tendenti al brachitterismo; altre specie, infine, sono normalmente brachittere o microttere ed impossibilitate, dunque, ad effettuare grandi spostamenti alla ricerca di ambienti più idonei (GALEWSKI 1971; BERTRAND 1972; FRANCISCOLO 1979).
La biologia delle larve è legata anch'essa agli ambienti acquatici. Queste sono, come gli adulti, quasi tutte carnivore ed attive predatrici, ad eccezione della fam. Haliplidae, i cui stadi preimmaginali si nutrirebbero in massima parte di alghe e piante acquatiche. Come succede per molti altri insetti endopterigoti anche negli Hydroadephaga (perlomeno nei Dytiscidae, che sono la famiglia di gran lunga più vasta e varia) si nota una specializzazione ecologica più spinta nelle larve che negli adulti; ciò porta a tipologie morfologiche ben distinte (GALEWSKI 1971; BERTRAND 1972). Finito il ciclo larvale (dopo un numero di tre mute), l'impupamento avviene nel terreno umido, in prossimità del corpo d'acqua da cui la larva è emersa. L'insetto adulto emerge dopo un periodo variabile di tempo, a seconda della specie. Le larve della fam. Noteridae rappresenterebbero un'eccezione, in quanto l'impupamento avverrebbe in bozzoli costruiti tra le radici sommerse di piante semiacquatiche.
Un commento più approfondito ed illustrato delle famiglie e delle specie trattate in questo studio, viene fornito più avanti.
La scelta dei Coleotteri Idroadefagi quali indicatori della qualità di un dato biotopo umido, è legata sia ad un punto di vista faunistico, dato che essi sono, in Italia come nel resto d'Europa, forse i Coleotteri acquatici più intensamente studiati -e che quindi si prestano facilmente per confronti con altre biocenosi- sia, naturalmente, ad un punto di vista ecologico. Essi, infatti (insieme con i Palpicorni), sono il gruppo di Coleotteri acquatici più numeroso e vario dal punto di vista tassonomico e, di conseguenza, ecologico; sono, inoltre, per lo più animali predatori, particolarmente sensibili, quindi, alle variazioni ambientali. Per questi motivi, pubblicazioni che impiegano tali insetti come indicatori ambientali per indagini ecofaunistiche stanno diventendo via via più numerose, soprattutto negli ultimi anni (RANTA 1985; HENDRICH & BALKE 1994; HENDRICH 1996), dando profili ecologici definiti e confrontabili sulle comunità di Idroadefagi. Questa tendenza comincia ad essere relativamente diffusa in nord e centro Europa, praticamente niente del genere invece, al di fuori della sola indagine faunistica, è stato realizzato nel nostro Paese se non rare eccezioni (ad. es. SCHIZZEROTTO 1995). Da qui l'importanza ulteriore di questo tipo di ricerche come contributo alla conoscenza della biodiversità del territorio italiano.
Nel corso della presente indagine sono state effettuate in tutto 15 uscite, ripartite nel seguente modo:
In aggiunta vengono prese in considerazione anche tre raccolte effettuate nella Torbiera di Marcaria, durante l'anno 2000:
I prelievi sono stati effettuati con metodologie standard desunte in parte dalla letteratura (v. paragrafo precedente) e in parte acquisite con l'esperienza personale. La raccolta dei campioni ha previsto l'utilizzo di un robusto retino per insetti acquatici, sebbene certi microhabitat particolari siano stati indagati con l'ausilio di un piccolo colino a maglie fini, molto più pratico da maneggiare, per esempio, tra i detriti vegetali appena sommersi a ridosso delle sponde, oppure nelle piccole raccolte d'acqua tra i cespi di vegetazione. Dal momento che la determinazione delle specie sul campo non rappresenta più un problema nell'area studiata, in massima parte ci si è limitati a segnalare gli esemplari catturati su un taccuino da campo per poi rilasciarli. Sono state tenute invece le larve, decisamente più difficili da riconoscere in natura, ed utilissime nello studio della biologia di questi Coleotteri. I dati delle raccolte sono stati inseriti in un file di Microsoft Excel.
Le località indagate sono la Torbiera di Marcaria, la lanca di Runate e quella vicina di Gerra Gavazzi, tutte e tre in provincia di Mantova, nei comuni - rispettivamente - di Marcaria e Canneto sull'Oglio. Una visita è stata effettuata anche nella lanca di S. Alberto, nel comune di Marcaria. Per ogni biotopo indagato, dopo un primo sopralluogo generale, è stato scelto uno o più punti di campionamento, in base a criteri quali i) la presenza di condizioni ambientali (es. vegetazione, livello dell'acqua, substrato) idonee per una significativa comunità ad Idroadefagi, ii) l'accessibilità del punto stesso. I punti di prelievo sono indicati nelle cartine (Figg. 1, 9, 12) relative alle località stesse, e descritti qui sotto:
La vasta estensione ed eterogeneità di questo biotopo ha reso la scelta dei punti fissi di campionamento piuttosto difficoltosa, questo anche per il fatto che, in molti casi, questi sono stati oggetto di discrete variazioni durante l'arco di ogni anno (in principal modo nel 2003), rendendo impossibile una standardizzazione dei campionamenti stessi. I siti di prelievo, quindi, non risultano puntiformi, ma piuttosto sono rappresentati da un certo numero di microhabitat disponibili, circoscritti all'interno di una piccola area.
Sito 1a: Stradello che a nord porta verso la rimessa delle barche
Questo vecchio sentiero è quasi completamente invaso da vegetazione igrofila, prevalentemente a Carex, graminacee e fragmiteto. Lungo questo stradello, infatti, Il suolo è pressoché costantemente impregnato d'acqua, soprattutto in certi punti, dove forma una serie di pozze ricche di vegetazione, che prosciugano solamente durante i mesi più caldi. Sono stati effettuati prelievi anche in alcuni punti lungo le rive - ricoperte da una folta vegetazione palustre - dei corpi d'acqua che circondano la lingua di terra adiacente alla rimessa delle barche.
Sito 1b: Canneto
Il punto di prelievo nel canneto è poco più a nord del sito precedente, proseguendo lungo la continuazione dello stesso stradello. Subito dopo il ponticello di legno comincia il fitto ed esteso fragmiteto che occupa gran parte della porzione nord della Torbiera. Le raccolte sono state effettuate nelle buchette d'acqua, trovate facendosi strada tra le canne.
Sito 1c: Fossati che costeggiano a sud il sentiero principale
La presenza del depuratore all'ingresso della riserva, ha portato alla forte eutrofizzazione dei canali più prossimi a questo. Il livello di inquinamento (da un mero punto di vista olfattivo e visivo) decresce man mano che ci si allontana dal depuratore, verso est, per arrivare a livelli quasi accettabili già a livello del campo a seminativo. Campionamenti sono stati effettuati proprio a quest'altezza e lungo lo specchio d'acqua è in comunicazione con il canale - situato presso il precedente campo coltivato di proprietà privata, in parte ombreggiato da fitti cespugli di Salix spp. e vegetato a Carex, Typha e Phragmites.
Sito 1d: Canalette di recente allestimento
Situate nell'area di recente piantumazione, verso l'estremità est delle Torbiere. Sono tutte circondate da una fascia di fragmiteto, piuttosto fitto e compatto, con poche altre idrofite o essenze comunque igrofile, tra cui è stata osservata Alisma plantago-aquatica e Utricularia sp. Nonostante la loro origine recente, questi corpi d'acqua pare siano stati colonizzati presto da un discreto numero di specie di Hydradephaga, tra cui spiccano specie rare come Hygrotus decoratus, Suphrodytes dorsalis, Agabus undulatus e Rhantus grapii. Purtroppo nel 2003, già a partire da giugno, queste canalette si sono rivelate completamente all'asciutto per tutto il rimanente periodo dei rilievi.
La lanca di Gerra Gavazzi è per lo più ridotta a poco più di uno stretto canale, ombreggiato da una densa vegetazione arborea ed arbustiva. I campionamenti sono stati effettuati prevalentemente in un punto dove la lanca forma una piccola zona acquitrinosa (Sito 2a), facilmente accessibile dalla discesa che si diparte dallo sterrato che porta alla fattoria, nella porzione sud ovest della lanca stessa. Essa è caratterizzata da cespi di Carex e dalla felce Thelipteris palustris, tra i quali si raccoglie l'acqua in pozzette piuttosto profonde ma riempite di limo e detriti organici fino a pochi centimetri dalla superficie; l'area è delimitata a ovest da un piccolo e rado fragmiteto, verso la lanca da fitti cespugli di Salix caprea. In primavera è spettacolare la fioritura di Leucojum aestivum. Quest'area si è rivelata idonea per ospitare una discreta comunità di coleotteri acquatici già ad un primo esame visivo e, infatti, è risultata essere la più importante, per quanto riguarda questi insetti, in tutta la lanca.
La lanca di Runate, situata poco più a sud-est di quella di Gerra Gavazzi, è decisamene più estesa di quest'ultima, con specchi d'acqua più ampi nei quali è visibile una discreta associazione di idrofite natanti, dominate da Nuphar luteum. Ciononostante le sponde accessibili di questi si sono rivelate poco idonee all'insediamento di un'importante coleotterocenosi, in principal modo per la ripidità di esse e par la scarsa vegetazione subemersa. I campionamenti più significativi sono stati effettuati, invece, in una serie di piccoli canali - resti di un'area umida in avanzato stato di interramento - circondati da un denso cariceto e con copertura per lo più ad Alno-saliceto (Sito 3a). Questi canali hanno molto in comune con l'area di indagine descritta per la precedente lanca di Gerra Gavazzi, dando l'impressione di un complesso di ambienti acquitrinosi molto maturi, soprattutto a giudicare dal livello di detrito organico sul fondo, colonizzato da una ricca popolazione di Bivalvia (Pisidium, Sphaerium), nonché dall'estensione del cariceto e dall'età dei salici che li sovrastano. Più di una volta, purtroppo, sono stati trovati in alcuni di questi canali resti di macellazione molto consistenti (agnelli praticamente interi) ivi gettati per inciviltà. Campionamenti sono stati fatti anche in data 3.X.2003 in un complesso di pozze meteoriche formatesi nel pioppeto tagliato (Sito 3b), lungo il sentiero che dalla idrovora all'ingresso porta al sito 3a.
Questa località è stata visitata una sola volta (v. sopra). E' una lanca quasi completamente interrata che ha lasciato il posto per lo più ad un terreno acquitrinoso ricoperto da un canneto fittissimo e pressoché impenetrabile; attorno a questo terreno scorre un canale dal quale si dipartono alcuni canali minori. Un bel bosco mesofilo, con essenze molto mature, delimita una parte della lanca. È stato possibile effettuare delle raccolte solo nel canale principale ed in alcuni di quelli minori, nonché in poche raccolte d'acqua nel canneto, dove questo era più accessibile.
I risultati dei campionamenti del 2002 - 2003 nelle Torbiere di Marcaria, lanche di Runate e di Gerra Gavazzi, nonché lanca di S. Alberto, sono riportati nelle tabelle 1 - 5; tra queste è inclusa anche la tabella dei tre campionamenti preliminari effettuati a Marcaria nel 2000 (Tab. 3).
In tutto sono state rinvenute 34 specie di Coleotteri Hydradephaga, ripartite tra le famiglie Haliplidae (2 specie), Noteridae (2 specie), Dytiscidae (30 specie). La località di gran lunga più ricca è la Torbiera di Marcaria con 33 specie rinvenute tra il 2000 ed il 2003, seguita dalla lanca di Gerre Gavazzi il cui solo sito 2a contava al 2003 un totale di 19 specie. Molto più povera si è rivelata la lanca di Runate con un 10 specie ritrovate, mente il bassissimo numero (4 specie) riscontrato nella lanca di S. Alberto sarebbe da considerare poco attendibile essendovi stato effettuato un solo campionamento; ciononostante difficilmente prevedrei un valore specifico molto più elevato in quest'ultimo biotopo, anche nel corso di ricerche successive. In Tab. 6 sono elencate le specie ritrovate in ognuna di queste località. Ognuna di esse è indicata con un codice numerico corrispondente a quello pubblicato sulla Checklist della Fauna d'Italia (ANGELINI 1993), per non lasciar spazio a dubbi o ambiguità sulla loro identità.
Come appena accennato, nel corso dei campionamenti del 2000-2003, Marcaria ha dato 33 specie di coleotteri Hydradephaga, contro le 37 (e non 33 come erroneamente ho scritto nella relazione preliminare del 2000) segnalate in MAZZOLDI (1986), per un totale di 39 specie conosciute nella Torbiera stessa. è un numero alto e questo fa si che la località resti uno dei biotopi di maggior importanza per questi insetti, nell'ambito della pianura lombarda e del nord Italia in generale.
La Tab. 7 compara i dati di queste indagini con quelli pubblicati in Mazzoldi, elencando il totale delle specie di Hydradephaga conosciuti per questo posto. Si nota che alcune specie rinvenute nel corso delle raccolte di quest'ultimo autore, sono risultate introvabili nel corso del 2000-2003 mentre, viceversa, due nuovi taxa sono stati trovati in quest'ultimi anni, non segnalati in Mazzoldi. Le entità specifiche non ritrovate nel corso delle indagini del 2000-2003 sarebbero tutti, tranne uno, elementi che comunque nell'ambiente di Marcaria possono considerarsi occasionali e questo è provato anche dal fatto che nei prelievi illustrati nell'articolo di Mazzoldi, nessuna di queste specie è stata raccolta con regolarità nella torbiera, ma sempre in occasione di una singola pescata ed in pochi o singoli esemplari; Hydroporus planus e H. pubescens, infatti, sono entrambi elementi che in pianura sembrano essere legati ad ambienti temporanei e, quindi, la loro presenza negli stagni della Torbiera sarebbe da ritenersi occasionale, mentre H. memnonius è elemento prevalentemente alticolo, sebbene compaia sporadicamente in pianura, solamente in primavera precoce. Laccophilus hyalinus specie legata ad acque correnti ed ossigenate, ed il ritrovamento di un esemplare di questa specie nella Torbiera, nel corso delle indagini del 1986, è sicuramente un caso; Graptodytes granularis, infine, è specie effettivamente tipica di acque stagnanti in bassa quota e, nella pianura lombarda, sarebbe relativamente comune. Ciononostante Mazzoldi stesso rinveniva questa specie a Marcaria una volta sola, ed in soli due esemplari. Molto interessanti, invece, sono le due specie ritrovate per la prima volta nella Torbiera a partire dal 2000: Bidessus grossepunctatus e Hygrotus decoratus, entrambe Dytiscidae di piccolissime dimensioni. Non particolarmente rara la prima in nord Italia, ma finora non ancora segnalata per il territorio del fiume Oglio, se si escludono le Torbiere d'Iseo (RAVIZZA 1972), situate lungo la sponda sud del Sebino; la seconda, invece ha una notevole importanza dal punto di vista conservazionistico essendo un componente di quel gruppo di specie relitte "fredde" che nel nostro Paese risultano sempre più minacciate, per distruzione dei loro habitat di rifugio e, pare, anche per i cambiamenti climatici in atto, soprattutto negli ultimi anni. B. grossepunctatus e H. decoratus sono stati trovati a Marcaria, rispettivamente, due e tre volte in anni diversi. Quindi, sebbene decisamente rari, la loro presenza nella Torbiera a mio avviso non è da considerarsi occasionale.
Comunque, alla luce di questa comparazione si può affermare che, per quanto riguarda il numero di specie, la fauna ad Hydradephaga non è cambiata di molto dalle indagini di Mazzoldi del 1986.
Se è vero questo per quanto riguarda il numero delle specie, non altrettanto si può dire nei confronti della densità di individui. Sempre confrontando le pescate di questi ultimi anni con quelle di MAZZOLDI (1986: 213, 215), la media degli individui riscontrati in totale nel corso dei campionamenti del 2000-2003 è di molto inferiore alla media riscontrata nella pubblicazione del 1986 (una media di 63,27 contro una media di 498,17), tenendo presente, tra l'altro, che il numero di campionamenti effettuati a Marcaria da Mazzoldi fu inferiore rispetto a quello di queste ultimi indagini (6 pescate contro 11). In ogni caso la mera osservazione qualitativa sul campo ha reso tangibile la sensazione che la densità di individui si sia ridotta a Marcaria in questi ultimi anni, avendo il sottoscritto partecipato attivamente alle raccolte degli anni '80 lungo l'Oglio, con lo stesso Mazzoldi, ricordando un numero di esemplari per pescata decisamente maggiore rispetto ad adesso.
Un ultimo aspetto riscontrato nell'attuale profilo faunistico degli Hydradephaga della Torbiera di Marcaria è la tendenza ad una certa zonazione per diverse specie all'interno della Riserva. È stato osservato, infatti, che le specie di Dytiscidae di maggiori dimensioni, appartenenti alla sottofamiglia Dytiscinae (generi Acilius, Cybister, Dytiscus, Graphoderus , ma non Hydaticus) sono state rinvenute esclusivamente nel Sito 1c; specie rare nella Torbiera e di particolare interesse per la fauna italiana, quali Agabus undulatus e Suphrodytes dorsalis sono state raccolte in pochissimi esemplari nel solo Sito 1d, mentre il rarissimo Hydroporus springeri, entità particolarmente preziosa nel nostro territorio dal punto di vista conservazionistico, è stato rinvenuto piè o meno regolarmente nel solo Sito 1b, nelle piccole raccolte d'acqua residue dentro l'intrico del canneto.
Molto vicine tra di loro e di dimensioni abbastanza simili, le lanche di Runate e di Gerra Gavazzi hanno in comune anche il fatto che le comunità più importanti di Hydradephaga sembrano relegate a pochi e limitati habitat che, sostanzialmente, corrispondono ai Siti 3a e 3b. Questi siti, seppur di ridotte dimensioni, sono ambienti molto maturi, idonei al sostentamento di una cenosi a Coleotteri acquatici diversificata e di antica origine (il contrario, cioè, di comunità di tipo pioniere, caratterizzate da elementi di recente arrivo, tipiche di ambienti ecotonali). Il numero di specie di Hydradephaga riscontrato in entrambe le lanche è decisamente più basso rispetto alla Torbiera Marcaria; questo era prevedibile in virtù della vastità di quest'ultimo biotopo in confronto alle piccole dimensioni delle due lanche in esame e, di conseguenza, alla minore estensione in queste ultime di habitat idonei.
Ad ogni modo, se tutto sommato si può considerare soddisfacentemente elevato il numero di specie in rapporto alla dimensione dell'habitat (19 specie, rinvenute praticamente dal solo Sito 2a) riscontrato nella lanca di Gerra Gavazzi, non altrettanto si può dire per la lanca di Runate, con 10 specie in tutto, rinvenute nei Siti 3a e 3b.
Le coleotterocenosi delle due lanche sono composte per lo più da specie comuni o molto comuni nelle acque ferme del territorio padano. Fa eccezione la presenza in entrambe del rarissimo Hydroporus springeri costituendo così, insieme alla Torbiera di Marcaria, importanti rifugi nel territorio del Parco per una specie estremamente minacciata e che può essere considerata uno dei pochissimi Hydradephaga endemici della pianura padano-veneta.
In questo posto è stata effettuata una sola visita, dalla quale è risultato un numero molto esiguo di specie (4 Dytiscidae in tutto). Si tratta di specie molto comuni nel nostro territorio, eccezion fatta per Hydaticus grammicus, elegante coleottero considerato dalla letteratura raro e sporadico in nord Italia, ma che negli ultimi anni trovo con frequenza sempre maggiore in alcuni biotopi lombardi (tra cui la Riserva di Le Bine), soprattutto in occasione delle prime piogge tardo estive. La sua biologia è attualmente sconosciuta ma dalle mie osservazioni parrebbe specie legata, per la riproduzione, ad ambienti di tipo effimero e abbondantemente vegetati, di grandi dimensioni (es. prati allagati, pozze erbose) e popolati da larve di Culicidae (v. TOLEDO 2003: 7), principale sostentamento degli stadi preimmaginali di questa specie.
Seguendo una metodologia adottata in una mia analisi sulla Riserva di Le Bine (TOLEDO 1998), a sua volta in parte estrapolata dal lavoro di MAZZOLDI (1986), risulta interessante comparare la fauna dei biotopi in esame con altre località in pianura padana, la cui componente ad Hydradephaga è stata più o meno esaurientemente studiata. Questo permette di focalizzare affinità e differenze tra la Torbiera di Marcaria e le lanche di Runate e Gerra Gavazzi (per incompletezza di dati si omette da quest'analisi la lanca di S. Alberto), nonché tra altri biotopi lungo il fiume Oglio e, infine, tra altri biotopi in pianura padana sulla sinistra idrografica del Po. Il risultato di questa comparazione permette di tracciare anche un profilo faunistico collettivo abbastanza soddisfacente, seppur necessariamente lacunoso, dei coleotteri Hydradephaga della pianura padana a nord del grande fiume.
Sono stati scelti a tale riguardo nove biotopi significativi che, per motivi di comparazione, presentano diverse caratteristiche ambientali e sono più o meno distanti dalle località oggetto di questo studio; tra parentesi è indicata la pubblicazione di riferimento per ogni località:
Situata a pochi chilometri dalla Torbiera di Marcaria, all'interno del Parco Oglio sud. La fauna degli ambienti umidi di questa località è stata ampiamente studiata e, susseguentemente, monitorata a partire dal 1996 fino al 2003. Per questo biotopo sono state segnalate 40 specie di Hydradephaga, in assoluto uno dei numeri più alti conosciuti per l'intera pianura lombarda, con una importante percentuale di elementi rari. Purtroppo i monitoraggi degli ultimi anni hanno riscontrato un drammatico impoverimento di questa fauna, contando al 2003 circa la metà delle specie, e la scomparsa di tutti gli elementi di particolare valore faunistico e conservazionistico.
Questi biotopi sono molto diversi dal punto di vista ambientale da Le Bine, Marcaria e le lanche di Runate e Gerra Gavazzi, pur appartenendo allo stesso bacino idrografico. Per questo motivo sono stati classificati, da chi li ha studiati, nella categoria delle "biocenosi delle lanche ad acque ricambiate" e sono rappresentati principalmente da quattro lanche (lanca di Cascina Disperata, lanca di Cascina Busta, lanca di Barco e lanca di Cascina Marisa) ubicate in provincia di Brescia e di Cremona, all'interno del territorio del Parco Oglio Nord. La loro estrema affinità ambientale e faunistica permette di trattarle come un solo biotopo.
Si tratta di un'area ora inserita nel Parco Fluviale dello Strone, nella bassa bresciana, comprendente un tratto di questo fiume ed una serie di canali di irrigazione ad acque limpide e veloci. La località è stata indagata più volte dal sottoscritto e da Mazzoldi durante gli anni '80, rivelandosi molto interessante per le specie in essa ritrovate e per la loro notevole densità. Purtroppo, prima dell'istituzione del Parco, le acque di questo biotopo sono state inquinate pesantemente da allevamenti suini posti a monte, cancellando per sempre una comunità di acque correnti di pianura, oltremodo ricca ed interessante.
Laghetto intermorenico del basso Garda, in comune di Peschiera del Garda (VR), indagato da me e Mazzoldi agli inizi degli anni '90, ospitante una fauna piuttosto esigua ma interessante.
Lanca di medie dimensioni situata in provincia di Cremona, molto vicina agli ambienti palustri del Parco Oglio Sud per tipologia ambientale. La lanca è stata studiata da me e da Mazzoldi alla fine degli anni '80.
Vasta area paludosa situata in prossimità dell' uscita del fiume Oglio dall'estremità sud del lago d'Iseo, situata, quindi, in pianura ma compresa nella fascia prealpina. Le Torbiere d'Iseo, oltre ad essere state studiate da Ravizza, sono state oggetto di indagine anche dal sottoscritto negli anni '80 ed in esse è stata riscontrata una ricca fauna ad Hydradephaga.
Vasta area paludosa anch'essa, situata però in piena pianura, poco lontano dal Po, al confine tra la provincia di Mantova e quella di Verona. La tipologia ambientale di questo biotopo presenta molte affinità con la Torbiera di Marcaria, ospitando pure essa una fauna ricca e diversificata.
Sistema di risorgive in provincia di Lodi, tutelate dal WWF Italia, non lontana dal fiume Po. La fauna di questa località si può dire a metà strada tra quella di palude planiziaria e quella di acque correnti di pianura come nel punto 2).
In provincia di Alessandria, sulla destra orografica del Po. Si tratta di una lanca di questo fiume, di notevoli dimensioni e con caratteristiche ambientali tipiche dei grandi biotopi palustri planiziali, ma con presenza anche di acque correnti. Il numero di specie ivi segnalato è molto alto e presenta elementi particolarmente rari in Italia.
I dati comparativi sono riassunti nelle Tabelle 8-9.
L'affinità faunistica tra le diverse località viene misurato con l'indice di Sèrensen (S) (CARPANETO 1988; PRIGIONI ET. AL. 1995), che fornisce anche una visione efficace delle varie situazioni ambientali riscontrabili in diversi ambienti acquatici di pianura del nord Italia.
Indice di Sèrensen per la valutazione delle affinità faunistiche:
S = 2C / (A + B) 100
dove:
A = numero delle specie della zona A
B = numero delle specie della zona B
C = numero delle specie comuni alle due zone
Le affinità faunistiche tra un biotopo e l'altro, vengono desunte da un numero di matrice: naturalmente più è elevato il numero, maggiore è l'affinità tra due località.
Matrici di similarità binaria tra 11 località del nord Italia
Questi dati dimostrano che tipologia ambientale e dimensioni del biotopo influiscono maggiormente sull'affinità faunistica, rispetto alla lontananza geografica. Si hanno, infatti, quozienti di similarità molto interessanti che rendono intuibile l'affinità o meno tra località diverse, a seconda della loro tipologia ambientale. Ad esempio, la Torbiera di Marcaria presenta massima affinità con Le Bine e le Paludi di Ostiglia (ripettivam. S = 86,07; S = 81,69), mentre nel confronto con le lanche di Runate e Gerra Gavazzi il valore si abbassa sensibilmente (S = 63,15) in relazione alle dimensioni ridotte di queste ultime e, quindi, del minor numero di specie in esse presenti. L'indice di Sèrensen, invece, si alza se si paragonano queste ultime lanche con un ambiente palustre di simili dimensioni, quale il Laghetto del Frassino (S = 70,27). I valori, poi, si abbassano notevolmente se si confrontano gli ambienti di Marcaria, Runate e Gerra Gavazzi, con biotopi completamente diversi quali le lanche dell'Oglio ad acque ricambiate - stesso bacino idrografico, dunque - ed il tratto del Fiume Strone presso S.Paolo, entrambi biotopi ad acque correnti accomunati tra loro, invece, da un indice di affinità piuttosto alto (S = 74,07).
Di regola, nella nostra pianura, i grandi ambienti palustri presentano un numero di specie più elevato in confronto a quelli ad acque correnti, quali canali, fontanili, risorgive e tratti "morti" di fiumi ma ancora ben alimentati dal fiume stesso, come nel caso delle lanche del soprastante punto 2). Grandi paludi planiziarie come la Torbiera di Marcaria o Le Bine, vedono la loro fauna ad Hydradephaga composta in stragrande maggioranza da un alto numero di specie di Dytiscidae, mentre è ben poco rappresentata la famiglia Haliplidae; in misura ancor minore e, soprattutto, sporadica, la famiglia Gyrinidae, mentre costante è la presenza di almeno una delle due specie di Noteridae viventi in nord Italia. Gli ambienti ad acque correnti, invece - che per ovvi motivi presentono ben pochi elementi specifici in comune con i biotopi di palude - sono caratterizzati da un numero minore di specie, di cui la maggioranza rimane ai Dytiscidae, ma in cui sono largamente rappresentate anche le famiglie Haliplidae e Gyrinidae, mentre assai raramente sono presenti Noteridae.
L'analisi corologica di una comunità, oltre alla sua importanza strettamente faunistica, offre una sintesi efficace delle caratteristiche ecologiche e bioclimatiche dell'ambiente in cui essa vive.
Le categorie corologiche delle specie qui trattate sono state estrapolate fondamentalmente da FRANCISCOLO (1979) ed adattate secondo i criteri più moderni di VIGNA TAGLIANTI et. al. (1992). Esse sono le seguenti, seguendo uno schema riadattato da MAZZOLDI (1986):
a) Sibirico-Europeo 10 25%
b) Centroasiatico-Europeo-Mediterraneo 6 15%
c) Centroeuropeo 5 13%
d) Olartico 3 8%
e) Centroasiatico-Europeo 3 8%
f) Europeo 2 5%
g) Paleartico 2 5%
h) Sudeuropeo 1 3%
i) Euro-Afro-Indo-Notogeico 1 3%
l) N-Afrotropicale-Centroasiatico-Europeo 1 3%
m) Turanico-Europeo 1 3%
n) Europeo-Mediterraneo 1 3%
o) N-Italico-Transadriatico 1 3%
p) Sibirico-Europeo-Mediterraneo 1 3%
Come è lecito aspettarsi ed in conformità con gli studi precedenti su Marcaria ed altri biotopi del territorio del fiume Oglio (MAZZOLDI 1986; TOLEDO 1998), la Torbiera di Marcaria e le lanche di Runate, Gerra Gavazzi e S. Alberto ospitano faune di tipo continentale, caratterizzate da una netta prevalenza di elementi Asiatico-Europei (Sibirico-Europei, Centroasiatico-Europei, Centroasiatico-Europei-Mediterranei), che insieme costituiscono più della metà dell'intero spettro zoogeografico. Altra componente importante sono le specie a diffusione Olartica e quelle strettamente Europee (Europee, Centroeuropee, Sudeuropee). Prevalgono nettamente gli elementi a diffusione molto ampia, mentre esigua è la componente a diffusione più ristretta, che include l'unica specie strettamente - in pratica - norditalica nel territorio in esame, da considerarsi quindi, al pari di un endemismo. E' possibile notare che i valori delle faune di Marcaria e delle lanche di Runate e Gerra Gavazzi si discostano pochissimo, se non per una lieve maggioranza di elementi Sibirico-Europei a scapito di altre categorie, soprattutto di quelle a diffusione contratta.
Sono faune, queste, con spiccate affinità con quelle dell'Europa centrale, dalle quali differiscono solo per un'esigua presenza di elementi mediterranei ed italici (a Marcaria, Runate e Gerra Gavazzi rappresentati dai rari e minacciati Dytiscus mutinensis e Hydroporus springeri). Inoltre, Il territorio della pianura lombarda (e del nord Italia in generale) rappresenta spesso il limite meridionale per alcune specie comuni a nord delle Alpi ma che nel nostro Paese risultano rare ed estremamente localizzate e che possono considerarsi quali relitti di "faune fredde". E' il caso, ad esempio, di specie che sopravvivono anche nella Torbiera di Marcaria, come Agabus undulatus, Hygrotus decoratus, Rhantus grapii e Suphrodytes dorsalis. Questo risultato è in pieno accordo con la faunistica generale di quel territorio che è la pianura del Po, dominata in prevalenza da elementi di tipo europeo e asiatico-europeo, con una ristrette minoranza di specie prevalentemente mediterranee, italiche o comunque a diffusione ristretta.
Il corotipo di ciascuna specie conosciuta per Marcaria, Runate, Gerra Gavazzi e S. Alberto, viene fornito nella seguente trattazione.
Sono qui trattate brevemente tutte le specie di Hydradephaga attualmente note per la Torbiera di Marcaria e le lanche di Runate, Gerra Gavazzi e S. Alberto. Per ognuna vengono fornite dimensioni, corologia, alcune notizie di carattere generale, e due sigle con le quali indicare in maniera rapida ed immediata il grado di rarità e di minaccia nei biotopi in esame e nel territorio italiano. Per queste ultime si è utilizzata un'indicizzazione - in parte modificata - adottata in occasione del Progetto Centri di Monitoraggio della Biodiversitè, per le Riserve di Le Bine e di Monticchie (TOLEDO 2000). I Siti di rinvenimento sono indicati solo per Marcaria e Runate (tutte le specie rinvenute a Gerra Gavazzi, infatti, provengono dal solo Sito 2a). Le tavole di riferimento, con le immagini delle specie, sono in appendice:
1) Categorie di Rarità delle specie trattate, utilizzando una scala a sei livelli di valori (valida per i soli biotopi in esame):
2) Categorie di Minaccia, riferite alle categorie delle Liste Rosse dell'IUCN:
Non esistono al momento Elenchi Rossi soddisfacenti per i Coleotteri acquatici italiani: la lista ufficiale dell'UICN elenca per il nostro Paese solo quattro specie, estranee alla fauna del nostro territorio, e il cui status assegnato non sempre rispecchia l'effettiva situazione italiana. Le suddette categorie, quindi - qui riferite allo status di salute sull'intero territorio nazionale - vengono attribuite specie per specie in base a dati desunti dalla letteratura e da osservazioni personali.
Famiglia relativamente piccola di Adefagi acquatici (o Hydradephaga) a distribuzione mondiale, con circa metà delle specie conosciute a gravitazione Olartica. Tutti gli Haliplidae sono di piccole dimensioni (2,5-4 mm) e hanno caratteri piuttosto primitivi, tra cui il fatto di essere nuotatori discreti ma non eccellenti a causa del movimento alterno delle zampe posteriori, anzichè sincrono come in tutti gli altri Hydradephaga. Gli adulti sono carnivori ma in parte anche vegetariani, nutrendosi di parti di alghe e piante acquatiche. Le larve pare siano esclusivamente vegetariane. Diverse specie vivono nel nostro Paese, più della metà delle quali prediligono acque correnti o comunque ben ricambiate.
Famiglia piuttosto piccola di Adefagi acquatici, pressochè cosmopolita, a gravitazione prevalentemente tropicale. Il solo genere Noterus è esclusivo della regione Paleartica, con tre specie in Italia, di cui solo due in Italia settentrionale. Un altro genere a diffusione tropicale tocca marginalmente il bacino del Mediterraneo. La maggioranza dei Noteridae è legata ad acque ferme e ricche di substrato organico. Sono carnivori e necrofagi, sia gli adulti che le larve. Non sono stati trovati membri di questa famiglia nelle lanche di Runate, Gerra Gavazzi e S. Alberto.
È La famiglia più vasta ed importante di Hydradephaga ed una delle più grandi di Coleotteri acquatici in generale. Cosmopolita, conta diverse migliaia di specie conosciute che abitano tutti gli ambienti acquatici di ogni angolo del Pianeta, eccetto il mare; l'Italia conta quasi duecento specie. Le dimensioni variano da poco più di 1 mm a più di 50 mm (da 1,5 a 35 mm per la fauna italiana). Sia gli adulti che le larve sono predatori di qualsiasi organismo riescano a sopraffare; in alcuni casi gruppi di individui attaccano prede più grandi. Occasionalmente gli adulti sono anche necrofagi. Sono tutti nuotatori molto potenti e veloci e, la maggior parte, buoni volatori: capaci di percorrere distanze anche considerevoli per colonizzare nuovi corpi d'acqua. Alcune specie sono legate ad ambienti palustri, altre sono strettamente reobionti, molte altre, invece, possono avere uno spettro ecologico ben più ampio.